L’annuncio dell’amministrazione Trump di aumentare i dazi fino al 100% sui farmaci importati, con effetto dal 1° ottobre, ha scatenato forti oscillazioni sui mercati finanziari internazionali.
Secondo Reuters Breakingviews, a soffrire maggiormente sono state le pharma indiane, maggiori esportatrici di principi attivi e farmaci generici negli Stati Uniti.
I principali indici azionari di Mumbai hanno evidenziato perdite rilevanti, con alcuni gruppi in calo di oltre il 10%. Tra le aziende più colpite figurano due big come Sun Pharmaceutical Industries e Natco Pharma, che hanno registrato cali superiori al 3%.
La prospettiva di margini erosi, unita ai complessi processi di rilocalizzazione produttiva, ha raffreddato la fiducia degli investitori, anche se molti analisti ritengono che l’impatto a breve termine possa essere mitigato dalle esenzioni sui farmaci generici. Il governo indiano ha già avviato trattative con Washington per tutelare le proprie esportazioni.
Le big pharma occidentali hanno invece mostrato reazioni contrastanti. Alcune aziende hanno subito immediatamente perdite per timore, da parte degli investitori, di un aumento dei costi di approvvigionamento. Altre, come Roche e Novartis, hanno guadagnato terreno grazie a una solida presenza produttiva negli Stati Uniti, che lascia prevedere un minore impatto sul mercato domestico.
Anche le aziende presenti negli altri mercati asiatici hanno vissuto un fine settimana difficile: le azioni delle pharma continentali sono scese, mentre quelle delle aziende europee e statunitensi sono rimaste relativamente stabili. L’Unione Europea e il Giappone, di contro, hanno espresso fiducia sull’efficacia degli accordi commerciali recentemente conclusi con gli USA, che fissano un tetto del 15% sui dazi.
Singapore, invece, stima un impatto negativo di 3,1 miliardi di dollari sulle esportazioni farmaceutiche verso gli Stati Uniti.
Borsa USA volatile
A Wall Street, l’indice settoriale S&P Pharmaceuticals ha mostrato una volatilità superiore alla media. Volatilità osservata anche nei mercati europei, dove i titoli dei gruppi con supply chain legata all’Asia hanno perso diversi punti percentuali.
Gli analisti avvertono che la fase di assestamento potrebbe durare mesi: la ridefinizione delle catene di fornitura e gli aggiustamenti sui prezzi finali renderanno difficile stimare l’impatto sui margini di profitto.
Per gli investitori il settore resta esposto a rischi geopolitici crescenti e la volatilità potrebbe diventare la nuova normalità, richiedendo strategie più attente e diversificate.